Dopo le vacanze verifichiamo il lato “oscuro”. Una serie di interventi scomodi ma necessari per la salute del camper.
Il
sottoscocca è
sconosciuto a
molti. La prova
si ha nelle
fiere, dove è
raro trovare
qualcuno
inginocchiato a
scrutarne i
meandri, mentre
tutti sono
ammaliati dai
disegni sui
tessuti dei
cuscini, dalle
tappezzerie e
dalle tendine.
Sembra
incredibile, ma
è così. Invece
là sotto non c’è
nulla di bello
da vedere.
È vero, perché
se si osserva
con attenzione
c’è da piangere,
specie per la
cellula
abitativa. Le
meccaniche hanno
una protezione
di fabbrica,
diciamo
sufficiente,
mentre quella
della cellula è
“carente”, o
peggio.
Non è raro
notare viti e
graffette
metalliche
scoperte, buchi
nel fondo
otturati
grossolanamente,
o lasciati tali;
scalfitture e
fessurazioni. I
fori per il
passaggio delle
tubazioni e per
l’inserimento
della stufa
spesso sono
esagerati e
grezzi, mostrano
la coibentazione
e da lì passa
tanta aria.
Talvolta si
notano anche
regoli di legno
nudo. La
protezione del
fondo spesso
consiste in un
leggero strato
di vernice nera,
o catramina.
È rara la
presenza di un
sottile foglio
di alluminio, o
di plastica.
Inoltre troviamo
fasci di fili
elettrici non
intubati,
fissati alla
meno peggio, o
addirittura con
giunzioni
coperte solo con
nastro adesivo.
Insomma in
genere è uno
spettacolo
indecente già a
veicolo nuovo.
Immaginiamo come
diventi nel
tempo.
Eppure laggiù ci
sono componenti
da proteggere.
I NEMICI DEL
SOTTOSCOCCA –
Sono tanti e
agiscono
rapidamente,
creando danni
notevoli se non
sono combattuti
subito, con
efficacia. La
pioggia forma
pozzanghere;
passandoci sopra
si provocano
schizzi
penetranti
ovunque. Ma già
con il fondo
stradale appena
bagnato si crea
una
nebulizzazione
d’acqua che si
insinua
dappertutto. In
inverno le
strade, specie
in montagna,
sono cosparse di
sale, contro il
gelo; ma la neve
e il ghiaccio si
attaccano al
fondo del
veicolo,
permanendovi
fino a quando la
temperatura è
bassa. Comunque
rimane l’effetto
dannoso del
sale. D’estate
si va al mare,
dove la
salsedine
abbonda ed è
corrosiva. In
marcia i
sassolini
“sparati” dalle
ruote , specie
da quelle
motrici,
colpiscono
violentemente il
sottoscocca
producendo
graffi ed
abrasioni. Ma
anche quando il
camper è fermo
in rimessaggio,
se è all’aperto
ed il suolo è a
fondo naturale,
l’erba crescendo
può strusciare
sulla parte
inferiore del
veicolo.
La vegetazione è
un’ottima
conduttrice
d’umidità,
nonché una via
d’accesso per
formiche ed
altri insetti,
che conviene non
frequentino il
nostro mezzo.
Nota: è buona
norma che al
termine di ogni
visita al
veicolo
rimessato, al
momento di
venire via,
prima di
chiudere la
porta dare una
bella spruzzata
di insetticida
all’interno.
Elimina insetti
vari, ma è
efficace anche
contro ragni e
roditori; basta
pensare al
fastidio che da
a noi, appena
emanato. Per i
motivi citati è
necessario
provvedere con
urgenza ad
un’adeguata
protezione; anzi
è consigliabile
farlo a veicolo
nuovo. Così si
evita di dover
prima ripulire e
lavare il fondo,
risparmiando
tempo, e peggio,
tanta fatica
inutile.
INTERVENTI
PREVENTIVI – I
paraspruzzi
dietro alle
ruote sono di
rigore, ma quasi
mai presenti su
tutte. Sulle
anteriori spesso
ci sono, quali
dotazioni
standard della
motrice, mentre
è raro trovare
quelli
posteriori.
Eppure è un
intervento
semplicissimo,
specie in fase
di assemblaggio,
essendo tutto
libero, senza
ostacoli
adiacenti.
L’approvvigionamento
a livello
industriale ha
un costo
irrisorio ed
offre una buona
protezione.
Invece
provvedere dopo,
anche se non è
una gran spesa,
spesso costringe
ad acrobazie e
contorsioni, per
la mancanza di
spazi liberi
intorno.
Comunque sono
utilissimi
riducendo
sporcizia e
fango, danni da
sassolini specie
dietro al
retrotreno, dove
spesso ci sono
valvole di
scarico e
serbatoi.
L’ispezione
preventiva è
d’obbligo per
conoscere la
situazione. Se
non disponiamo
di una “buca” o
di un ponte
sollevatore
dobbiamo
infilarci sotto
al camper,
manovra molto
scomoda, che
cercheremo di
agevolare con
tavole o cunei
da porre sotto
due ruote dello
stesso lato, ma
mai lasciarlo
sollevato solo
sul cric.
Quindi,
indossati vecchi
indumenti da
buttare a fine
lavori, con
l’aiuto di una
potente torcia
elettrica
andiamo là sotto
e iniziamo a
scrutare con
attenzione tutti
gli interstizi,
per scoprire gli
interventi
manutentivi da
fare, prima
della protezione
già
preventivata.
Attenzione: se
il mezzo ha già
una certa età ci
saranno
incrostazioni,
fango, e
ruggine, che non
permettono una
valutazione
precisa: a
veicolo nuovo
tutto è più
semplice. Di
conseguenza è
necessario un
accurato
lavaggio,
comunque
indispensabile
prima di
applicare
qualsiasi
protettivo, se
vogliamo avere
la necessaria
tenuta.
COME LAVARE –
Se siamo
sdraiati a terra
è impensabile
agire con acqua
in pressione, o
con tubi che
portano acqua,
ma dovremmo
ricorrere a
secchi, spugne e
raschietti vari.
È la soluzione
peggiore, la più
faticosa e
lunga, comunque
ci bagneremo.
Meglio
rivolgersi ad
una stazione di
servizio
attrezzata con
ponte
sollevatore per
il lavaggio.
Così possiamo
impiegare anche
specifici
prodotti, da
risciacquare
abbondantemente
con potenti
getti d’acqua.
NOTA: è bene
presenziare per
evitare spruzzi
in punti a
rischio. Ora
possiamo
ispezionare
accuratamente e
decidere il da
farsi.
COSA
CONTROLLARE –
Niente ruggine
sulle parti
metalliche
altrimenti va
tolta, magari
con trapano,
platorello di
gomma e dischi
di tela
abrasiva. Poi
applicare due
buone mani di
antiruggine (o
convertitore
specifico).
Infine
riverniciare.
Niente macchie
di muffa sul
legno; spesso
denunciano
infiltrazioni, o
perdite
dall’interno.
Occorre
scoprirne la
causa ed
eliminarla.
Lavare, fare
asciugare bene,
poi ripulire con
carta smeriglio
e pitturare.
Se il compensato
del fondo si
sfoglia il danno
è maggiore e si
deve valutare
come procedere.
A volte occorre
l’intervento di
un
professionista;
al limite
potrebbe essere
necessario anche
il trapianto di
una parte del
fondo. I vani
passaruote,
specie se
incassati nel
pavimento, siano
integri e ben
sigillati lungo
tutto il
perimetro.
Niente alveari
anche minuscoli,
né nidi.
PRECAUZIONI
PREVENTIVE –
Devono essere
sempre adottate
prima di usare
protettivi di
vario genere,
perché alcune
parti non vanno
irrorate con
prodotti che ne
pregiudichino la
durata e/o il
normale
funzionamento.
Perciò è
necessario
rivestirle con
carta e nastro
adesivo da
carrozziere, da
togliere a fine
lavori.
Vediamone
alcune. I
segmenti
terminali,
scoperti, dei
cavi del freno a
mano.
Tutte le parti
in gomma, in
genere, con
particolare
attenzione a
quelle delle
sospensioni
pneumatiche,
alle cuffie
dello
sterzo,ecc. I
fili elettrici,
specie se di
diversi colori,
in occasione di
lavori di
manutenzione poi
sarebbe
difficile
identificarli.
Le maniglie e
gli steli delle
valvole di
scarico.
Cerniere di
vario genere ed
eventuali
serrature. Gli
snodi dei
piedini di
stazionamento.
Il bocchettone
di rifornimento
dell’eventuale
bombolone del
gas ed il
vetrino sul
relativo
indicatore di
livello.
Parti del motore
e dell’impianto
di scarico. Per
quest’ultimo
invece è meglio
una vernice per
alte
temperature,
tipo quella che
si usava per le
vecchie stufe.
Ma non
dimentichiamo
neppure di
coprire il
terreno su cui
stiamo
lavorando, per
non sporcare ed
inquinare.
Comunque avere a
portata di mano
una congrua
scorta di
stracci.
Adesso pensiamo
a noi. Vecchi
abiti e scarpe,
un berretto ed
un paio
d’occhiali,
meglio se a
copertura
totale, come
quelli per
lavorare alla
mola. Infine una
provvista di
guanti usa e
getta.
COSA
IMPIEGARE? Molti
sono i prodotti
in commercio. Io
uso da anni
“l’antirombo”,
una sostanza
bituminosa molto
densa, da
diluire con
solvente per
vernici alla
nitro, in varia
percentuale,
applicabile a
pennello o a
spruzzo. Nel
secondo caso il
lavoro è veloce,
ma con molte
controindicazioni.
Anche operando
con attenzione
si crea una
dannosa
nebulizzazione
che si deposita
ovunque,
rovinando quanto
contenuto
nell’ambiente;
superfici del
camper e vetri
compresi: Perciò
ritengo più
opportuno il
vecchio metodo
del pennello,
pur richiedendo
più tempo e
tanto “olio di
gomito”.
Per avere un
buon risultato
occorrono almeno
due mani (meglio
tre); la prima
più liquida, le
altre più dense.
L’antirombo
asciuga
rapidamente, ma
è preferibile
attendere almeno
1 ora tra uno
strato e
l’altro.
Una latta da kg.
5 potrebbe
essere
sufficiente;
inoltre servono
almeno un paio
di litri di
solvente alla
nitro.
COME LAVORARE
– Poche ma
necessarie
raccomandazioni.
1) Non attingere
direttamente
dalla confezione
grande, più
pesante e
scomoda da
maneggiare e
spostare.
E se si
rovesciasse?
2) Usare
barattoli
piccoli, ottimi
quelli dei
pelati. Niente
plastica: si può
sciogliere.
Niente vetro: si
può rompere.
3) Occorre un
bastoncino, per
mescolare
periodicamente.
Il solvente nel
tempo tende a
separarsi dalla
pittura e venire
a galla.
4) Occorrono 3
pennelli di
varia larghezza
(cm 2,5 – 3 –
5), e 1 col
manico lungo,
per i punti più
scomodi.
5) Adagiarsi su
un robusto
cartone, o su
una tavola, se
non si ha lo
specifico
carrellino.
6) Non stare
supini, ma
coricati su un
fianco, per non
tenere il
pennello sopra
di sé, ma di
lato. Ci si
imbratta meno.
7) Lavorare a
settori,
sollevando di
volta in volta
il mezzo su un
lato, o sul
segmento sotto
cui intendiamo
operare.
8) Intingere il
pennello con
parsimonia, per
evitare inutili
“sbrodolamenti”.
Straccio alla
mano e pulire
subito le
macchie sul
terreno;
altrimenti ci si
finisce sopra,
trasformando gli
indumenti in una
specie di “pelle
di leopardo”(
parlo per
esperienza
diretta).
9) Stendere bene
le mani di
pittura,
tirandole “in
croce”.
10) Avere una
cartuccia di
silicone nero e
relativa
pistola, per
intervenire su
qualche
sigillatura
carente, o del
tutto assente.
Se invece
disponete di una
buca o di un
ponte siete dei
“signori”; tutto
è più facile,
veloce e meno
faticoso. In
ogni caso se
capita un
momento di
sconforto
pensate che alla
fine del lavoro
dormirete
tranquilli,
perché adesso
“la sotto” è
tutto a posto:
Buon lavoro.